Disturbo di Personalità Borderline e relazioni

tra amore, paura e il caos dell’abbandono

· psicoterapia,emozioni,mindfulness,personalità,psicologia

Il disturbo borderline di personalità (DBP) è definito dal DSM-5 come "un pattern pervasivo di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti, con marcata impulsività, che compare nella prima età adulta e si manifesta in vari contesti" (American Psychiatric Association, 2013).

Le caratteristiche principali includono intensi timori di abbandono, instabilità emotiva, comportamenti impulsivi e difficoltà nel mantenere relazioni stabili.

È importante distinguere tra disturbo di personalità e tratti di personalità.

I tratti di personalità sono caratteristiche stabili che definiscono il modo in cui una persona pensa, sente e si comporta. Possono essere più o meno accentuati, ma non necessariamente causano sofferenza o difficoltà significative nella vita quotidiana.

Il disturbo di personalità, invece, è una condizione clinica in cui questi tratti diventano estremi, rigidi e disfunzionali, interferendo con la capacità della persona di adattarsi alle situazioni sociali e personali. Nel caso del DBP, l’instabilità emotiva e relazionale non è solo un tratto caratteristico, ma un pattern pervasivo che compromette il benessere della persona e delle sue relazioni interpersonali.

Questa instabilità si manifesta in modo evidente nelle relazioni interpersonali, dove il coinvolgimento affettivo può trasformarsi rapidamente in paura dell’abbandono o in conflitto.

Le relazioni nel disturbo borderline di personalità sono un campo di battaglia.

Un continuo oscillare tra il desiderio di essere amati e la paura di essere abbandonati.

È un gioco pericoloso, fatto di connessioni profonde che si trasformano in conflitti ingestibili nel giro di un istante. Non c'è equilibrio, non c'è stabilità. Solo un alternarsi di vicinanza estrema e distanza insopportabile.

Ogni emozione è amplificata, ogni sguardo interpretato, ogni silenzio riempito di significati. L'altro diventa tutto, il riflesso del proprio valore, la conferma della propria esistenza. Ma basta poco per scivolare nell'abisso. Una parola non detta, un cambio di tono, una risposta ritardata. Da connessione a conflitto, il passo è breve. Ed è un dolore che brucia, che distrugge, che fa sentire di nuovo soli.

Marsha Linehan, nel suo libro "Una vita degna di essere vissuta", ha descritto bene questo paradosso. La fame di legami e il terrore dell'abbandono. La disperata necessità di qualcuno che resti, che non fugga di fronte al caos emotivo. Perché il problema non è solo la paura di perdere l'altro. È la convinzione profonda di non valere abbastanza, di non meritare amore, di essere fondamentalmente sbagliati. Ed è proprio questa fragilità emotiva a rendere i legami così intensi e così difficili da gestire.

Negli ultimi anni, la letteratura scientifica ha approfondito sempre più la comprensione del DBP. Gunderson e Lyons-Ruth (2008) hanno evidenziato come i modelli di attaccamento disorganizzati siano alla base della vulnerabilità relazionale delle persone con DBP, spiegando perché l'oscillazione tra dipendenza e rifiuto sia così marcata. Fonagy et al. (2016) hanno introdotto il concetto di mentalizzazione, sottolineando quanto la difficoltà nel comprendere gli stati mentali propri e altrui contribuisca all'instabilità emotiva e relazionale. Questo vuoto nella capacità di leggere le intenzioni altrui amplifica le paure di abbandono e alimenta il conflitto interpersonale.

Inoltre, gli studi di Zanarini et al. (2020) hanno evidenziato come interventi basati sulla Dialectical Behavior Therapy (DBT) siano tra i più efficaci nel migliorare la stabilità relazionale e la qualità della vita nelle persone con DBP. La possibilità di apprendere strategie di regolazione emotiva e di gestione delle relazioni offre a molte persone la speranza di interazioni meno distruttive e più appaganti.

Le DBT Skills, nate proprio dalla ricerca della Linehan, cercano di dare un senso a questa instabilità. La mindfulness aiuta a restare ancorati al presente, a non farsi travolgere dai pensieri catastrofici. La regolazione emotiva insegna a riconoscere e gestire la tempesta interiore. La tolleranza della sofferenza permette di attraversare il dolore senza autodistruggersi. L'efficacia interpersonale prova a dare strumenti per costruire relazioni che non siano solo montagne russe emotive. È un percorso complesso, ma che nel tempo ha mostrato risultati positivi nel migliorare la qualità della vita.