Da un paio di anni a questa parte dedico una gran parte del mio tempo allo studio del meraviglioso mondo dell’educazione, sia in termini di insegnamento che di genitorialità.
Sono una professionista della salute acerba e per quanto abbia fatto varie esperienze a contatto nell’ambito, non riesco a definirmi un’“esperta” nel settore. Non so se mai ci riuscirò. Un po’ perché credo che quando parliamo di crescita e educazione, l’esperienza non è mai abbastanza.
Un po’ perché quando si tocca un argomento così vasto e delicato è facile cadere nel rischio di dire ovvietà o fare riferimenti a paradigmi datati e non più attuabili alla realtà odierna.
Cosi come di ricorrere a teorizzazioni che stigmatizzano tutto e tutti. I genitori, i figli, gli insegnanti e gli alunni. Il tutto lasciando totalmente fuori chi realmente vive e dà vita all’educazione.
È in questo clima di dubbio e difficoltà che ho fatto la conoscenza di Thomas Gordon e dell’Effectiveness Training.
In altre sedi avevo promesso di parlarne prima o poi in un articolo, dunque eccoci qua.
Thomas Gordon (1918-2002) fu psicologo clinico ed allievo e collaboratore di Carl Rogers, fondatore dell’ Approccio Centrato sulla Persona. Tra i traguardi conseguiti nella sua vita professionale annoveriamo anche la nomina a consulente per la Casa Bianca per i problemi dell’infanzia e dell’adolescenza e una serie di nomination al Premio Nobel per la Pace.
A cosa sono dovuti questi riconoscimenti? Senza dubbio alla capacità che Gordon ha avuto di dare una maggiore rilevanza a qualcosa che in fondo tutti gli esperti del settore condividono: l’importanza della qualità delle relazioni che costituiscono l’ambiente in cui nasco, vivo e cresco.
La qualità delle relazioni familiari, scolastiche, amicali influisce sullo sviluppo delle mie competenze, abilità ed attitudini e di conseguenza sul mio potenziale di efficacia personale.
Più la qualità è alta, più avrò una valigetta di strumenti validi a mia disposizione per essere sempre più efficace nella vita. Il sensodi autoefficacia è uno dei fattori principali determinanti il benessere e lasalute dell’individuo.
Correndo il rischio di ripetere un’ ovvietà, famiglia e scuola hanno un ruolo fondamentale nella crescita del singolo individuo.
Ma come viene esercitato questo ruolo? Ritornando nel campo delle ovvietà, anche i telegiornali oggi sono in grado di dirci che siamo passati da uno stile autoritario e rigido ad uno stile più permissivo elassista. C’è chi dice che dobbiamo tornare al pugno duro, almeno così siamo sicuri di non mettere al mondo dei delinquenti.
Ebbene Gordon ed il suo lavoro ci danno una visione alternativa della faccenda.
Secondo Gordon (e quindi secondo Rogers) l’essere umano possiede innatamente una tendenza positiva all’autorealizzazione e non una bestia selvaggia da tenere a bada e castrare.
Se presente un clima di fiducia e libertà, questa tendenza sarà libera di guidare tutte le scelte dell’individuo.
Qual è quindi il compito dei facilitatori alla crescita efficace?
Quello di creare un clima di rispetto e accettazione, il più possibile scevro di giudizi e abusi di potere, senza scadere nel disinteresse enel permissivismo che confondono e rendono insicuro il bambino allo stesso mododei metodi più autoritari.
Come? Esiste davvero un modo per farlo?
Secondo Gordon è possibile qualora i facilitatori di crescita accettino di rinunciare all’esercizio del potere in favore dell’apprendimento della capacità diinfluenzare il bambino. Ciò diventa possibile solo se io, come facilitatore di crescita, apprendo come coniugare libertà e disciplina.
Se riesco ad anteporre il valore della persona a qualunque altro valore, se riesco a promuovere lo sviluppo del potenziale di crescita dell’altro.
Se riesco a dare maggiore importanza all’ascolto sincero e profondo dell’altro e all’incoraggiamento dell’espressione di pensieri esentimenti, rispetto alla preoccupazione di insegnare ciò che è giusto esbagliato.
Se concedo all’altro l’opportunità di apprendere dall’esperienza, senza obbligarlo ad apprendere da un sapere già preconfezionato. Se dò maggior importanza all’essere che all’apparire e all’avere,a bontà ed onestà piuttosto che a successo e potere.
Il facilitatore di crescita efficace è colui che riesce adessere modello di quanto finora detto.
Poiché è l’essere portatori sani di questi valori che fa la differenza. Professarlo senza incarnarlo è addiritturacontroproducente. L’altro ci percepisce come falsi ed incongruenti, si sentirà fregato. E verrà meno la condizione base per ogni buona relazione. La fiducia.
È per questo motivo che moltissimi eminenti studiosi della psicologia e dell’educazione sottolineano l’importanza della consapevolezza della propria storia personale, del proprio modo di dare significato alle esperienze quando si ha un ruolo di tale importanza nella vita di qualcun altro, come genitore o come insegnante.
Il mestiere dell’insegnante, così come quello del genitore, sono troppo importanti per essere lasciati unicamente all’istinto. Poiché il nostro istinto, qualora non si sia sviluppato in un ambiente buono e caldo, pieno di relazioni positive e nutrienti, potrebbe non essere abbastanza.
Ovviamente questo vuol dire scardinare anni e anni di modelli culturali e educativi. Vuol dire mettersi profondamente in discussione ed ammettere possiamo fare di meglio.
Ma non solo. Vuol dire anche uscire dalla visione invalidante che dipinge i genitori e gli insegnanti come costantemente inadeguati.
Vuol dire avere la possibilità di trovare modalità più efficaci di funzionare nella relazione con l’altro significativo per me.
Con questo obiettivo Thomas Gordon ha messo a punto i protocolli del Parent Effectiveness Training e del Teacher Effectiveness Training. Con lo scopo di fornire un’alternativa in cui il valore di ogni individuo viene esaltato e non sminuito, in cui chi facilita la crescita possa apprenderenuovi modi di pensare la relazione, nuove competenze e nuove abilità.
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