In che modo i social media influenzano l'identità degli adolescenti? Matteo Lancini, nel suo libro "Sii te stesso a modo mio", ci invita a riflettere su questa domanda con uno sguardo attento e profondo.
Oggi, i social rappresentano un luogo privilegiato per la costruzione dell'identità.
Per molti adolescenti, la presenza online è uno spazio di sperimentazione, ma anche una vetrina che amplifica aspettative e pressioni. Lancini ci spiega che, se da un lato i social offrono una possibilità unica di esprimersi, dall'altro impongono una regola non detta: “Sii te stesso, ma a modo mio”.
Questo significa che l'autenticità, tanto proclamata, è spesso condizionata dal desiderio di piacere agli altri, di adattarsi a standard sociali che vengono dettati dal gruppo o dalla società.
Pensiamo a come funzionano i social media.
Ogni post, ogni foto, ogni storia diventa una rappresentazione pubblica di sé, sottoposta al giudizio degli altri. I like, i commenti, le visualizzazioni sono la moneta di scambio per l'accettazione sociale.
Ma cosa accade quando un adolescente non riceve il feedback sperato?
Lancini sottolinea che questo può generare ansia, senso di inadeguatezza e, in alcuni casi, un vero e proprio ritiro sociale. “Un adolescente oggi non può permettersi di sbagliare pubblicamente. Ogni errore diventa eterno, catturato e condiviso in rete”, scrive Lancini.
Un altro punto che mi ha colpito del suo lavoro è il concetto di identità performativa. Gli adolescenti non vivono più la costruzione del sé come un processo privato, ma come una performance pubblica.
Ogni scelta – dall'abbigliamento alla musica ascoltata, dalle frasi condivise alle opinioni espresse – è pensata per essere visibile, approvata, condivisa. Questa dinamica, secondo Lancini, porta a una frammentazione dell'identità: il sé autentico rischia di perdersi dietro il sé performativo, quello che esiste solo per piacere agli altri.
E allora, come possiamo aiutare gli adolescenti a navigare in questo mondo complesso?
Lancini ci invita, prima di tutto, a non giudicare. Spesso, gli adulti tendono a demonizzare i social media, ma questo approccio rischia di creare un muro con i ragazzi. Invece, è importante parlare con loro, capire cosa li spinge a condividere certi contenuti, quali emozioni provano quando ricevono (o non ricevono) approvazione.
Un altro passo fondamentale è insegnare il senso critico. Lancini ci ricorda che “non basta dire che il mondo online è finto, bisogna insegnare a leggerlo con occhi consapevoli”. Aiutare i ragazzi a distinguere tra realtà e apparenza, a non confrontarsi con ideali irraggiungibili, può fare la differenza.
Infine, dobbiamo sostenere la loro autostima. Mostrare loro che il loro valore non dipende dai like o dai follower, ma da ciò che sono come persone, è un messaggio potente che possiamo trasmettere ogni giorno.
In fondo, come dice Lancini, l'adolescenza è sempre stata un periodo di esplorazione e incertezza. La differenza oggi è che questa esplorazione avviene sotto gli occhi di tutti, in un mondo che non dimentica. Ma con il giusto supporto, i ragazzi possono imparare a essere sé stessi, davvero, senza il bisogno di aggiungere quel fastidioso “a modo mio”.