La Sindrome da Burnout è definibile come una condizione che si manifesta tipicamente in ambito lavorativo caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione (ovvero la sensazione di essere distaccati dal proprio corpo o dai propri processi mentali, di essere un osservatore esterno della propria esistenza) e derealizzazione personale (senso di perdita del senso della realtà e percezione dell'ambiente circostante come irreale, sconosciuto o insolito).
Questa condizione si manifesta generalmente in tutte quelle professioni che hanno un grande coinvolgimento a livello umano e relazionale (professioni sanitarie o di aiuto), ma negli anni si è osservato che anche altre categorie di lavoratori (quelle maggiormente a contatto con il pubblico) hanno sviluppato con sempre maggiore frequenza questa sindrome.
Il burnout ha manifestazioni specifiche:
Un deterioramento progressivo dell’impegno nei confronti del lavoro: un lavoro inizialmente importante, ricco di prospettive ed affascinante diventa sgradevole, insoddisfacente e demotivante.
Un deterioramento delle emozioni: sentimenti positivi come ad esempio l’entusiasmo, la motivazione e il piacere svaniscono per essere sostituiti dalla rabbia, dall’ansia, dalla depressione.
Un problema di adattamento tra la persona e il lavoro: i singoli individui percepiscono questo squilibrio come una crisi personale, mentre in realtà è il posto di lavoro a presentare problemi.
Quali sono i sintomi tipici della Sindrome da Burnout?
Le manifestazioni sintomatologiche più frequenti sono:
- stanchezza ed esaurimento, apatia, nervosismo, irrequietezza e insonnia
- insorgenza di patologie come disturbi gastro intestinali, cefalee, disturbi cardiovascolari, difficoltà sessuali ecc.
- sintomi psicologici come aumento della rabbia, del risentimento, dell'aggressività, pessimismo, depressione, bassa autostima, senso di colpa e fallimento, rigidità di pensiero, resistenza al cambiamento, cinismo, isolamento.
- resistenza a recarsi a lavoro ogni giorno, assenteismo, atteggiamento colpevolizzante verso l'utenza e verso i colleghi
Tale situazione di disagio molto spesso porta il soggetto ad abusare di alcool, di psicofarmaci o del fumo.
Sulla base di quanto detto finora si potrebbe quasi pensare che il burnout sia una condizione problematica che si verifica a causa di aspetti caratteriali/comportamentali e abilità/competenze dell'individuo.
Numerosi studi hanno invece dimostrato che la sindrome da burnout non è un problema del singolo individuo ma del contesto sociale in cui si trova.
Il lavoro, in tutte le sue sfaccettature, influenza e modella il modo in cui i singoli individui interagiscono tra di loro e il modo in cui svolgono la propria mansione. Quando l'ambiente di lavoro non tiene conto dell'aspetto umano del lavoro (basti vedere in questo periodo pandemico gli effetti dello smart working sulle persone), il rischio di incappare nel burnout aumenta in modo esponenziale.
C'è da considerare inoltre che il burnout è un problema di tutti, non solo di chi ne è affetto. E' una delle patologie stress correlate più "contagiose" che ci sia.
Da cosa può dipendere quindi lo sviluppo o meno di burnout?
Vi sono sicuramente cause peculiari come il sovraccarico lavorativo, la sensazione di non avere il controllo, l'assenza di gratificazioni, la scarsa remunerazione ecc. I fattori da prendere in considerazione, però, sono molteplici e di varia natura (individuali, demografici, organizzativi).
Vorrei in questo contesto focalizzarmi sui fattori individuali che maggiormente predispongono allo sviluppo di burnout, poichè sono quelli su cui poi il singolo individuo ha maggiore potere di azione e cambiamento. Principalmente è stato riscontrato che le persone che sviluppano con più frequenza burnout sono accumunate da aspetti come:
- l'introversione (scarsa capacità di lavorare in équipe)
- la tendenza a porsi degli obiettivi irrealistici
- l'adozione di uno stile di vita stakanovista/iperattivo
- la totale dedizione al lavoro intesa come assenza di vita sociale in funzione della vita lavorativa
- la convinzione di essere indispensabili e insostituibili sul posto di lavoro
- la motivazione e le aspettative professionali
In virtù di quanto finora detto, l’aiuto maggiormente efficace per la singola persona affetta da Sindrome da Burnout è quello che arriva da parte di un professionista competente in materia che possa fornire strumenti cognitivi, favorire una maggiore comprensione/consapevolezza del problema, aiutare a comprendere le relazioni esistenti tra il comportamento personale, il proprio vissuto ed il contesto di vita e lavorativo, modificare il proprio comportamento e i propri atteggiamenti in coerenza con quanto acquisito.
Purtroppo c'è ancora molta resistenza a rivolgersi ad uno psicologo per farsi aiutare.
Anche in questo caso le cause sono più di una, tra le più famose:
- pregiudizi verso la categoria di professionisti che si occupa di tali problematiche
- (non sono matto, non voglio pagare qualcuno per fare quattro chiacchiere ecc.)
- difficoltà nel chiedere aiuto
(devo farcela da solo/a, sono debole se chiedo aiuto, non me lo merito ecc.)
- problematiche economiche relative all'intraprendere un trattamento psicoterapeutico
(andare dallo psicologo costa troppo, non posso permettermelo ecc.)
Personalmente credo che uno dei modi per superare queste resistenze sia continuare a sensibilizzare la popolazione sulla salute psicologica e normalizzare il rivolgersi ad un professionista della relazione di aiuto.
Perchè, davvero, non c'è nulla di male nel concedersi la possibilità di migliorare la propria qualità della vita parlando con un professionista. Qualcuno disposto ad accoglierci, capirci, facilitarci ed accompagnarci nel percorso di recupero del nostro benessere.
